Molto spesso ci si imbatte in due acronimi molto simili, ovvero TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e TFS (Trattamento di Fine Servizio). Se da un lato possiamo dire che si tratta della stessa cosa, essendo in pratica la liquidazione spettante ad ogni lavoratore, dall’altro la differenza tra TFR e TFS è di non poco conto. Andiamo a cercare di capire il perché.
Cosa si intende per TFR e TFS?
Abbiamo già ricordato come si tratti in entrambi i casi della classica liquidazione che ogni lavoratore riceve al passo di addio da un lavoro. Se, però, il Trattamento di Fine Rapporto spetta ai lavoratori privati, il Trattamento di Fine Servizio è la denominazione assunta dalla buonuscita statali, ovvero il TFR statali.
Una classificazione che riguarda una platea abbastanza composita, nella quale vanno a rientrare i dipendenti della scuola e dell’università pubblica, i cosiddetti ministeriali e delle altre agenzie statali, ad esempio quelle che si occupano del fisco, ma anche i militari dell’esercito italiano, i lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale e quelli degli enti locali. Il TFR pubblico impiego per tutti loro assume la denominazione di Trattamento di Fine Servizio.
Liquidazione TFS e TFR: quali le differenze?
Quali sono le differenze tra la liquidazione dipendenti pubblici e quella spettante ai privati? La prima è da ravvisare nel fatto che il TFR dipendenti pubblici prevede un calcolo nel quale la base è rappresentata dall’ultima busta paga percepita dall’interessato. Il TFR è invece considerato “salario differito”, con un calcolo il quale deve tenere conto di molti fattori, tra i quali la retribuzione lorda annua, gli anni di servizio prestati e i contributi versati per la pensione.
Il TFR pubblica amministrazione, inoltre, si calcola su un 12° dell’80% della retribuzione annua lorda, con l’aggiunta della tredicesima, con la successiva moltiplicazione per gli anni di servizio effettivamente svolti dall’interessato. Il TFR dei dipendenti privati, invece, prevede una formula di calcolo in cui vanno a rientrare la somma delle retribuzioni mensili lorde ricevute di anno in anno e divise per 13,5 (includendo la tredicesima e la quattordicesima, ove essa sia stata corrisposta), per poi sottrarre il contributo Inps pari allo 0,5% e applicare all’importo definitivo la variazione annuale Istat.
Tempistiche
La differenza tra TFS e TFR non sussiste invece nel caso delle tempistiche di erogazione. Si tratti di liquidazione TFR dipendenti pubblici (o Trattamento Fine Servizio) o privati, la somma dovuta è solitamente erogata in una soluzione unica, a patto che la liquidazione TFR INPS non oltrepassi la soglia dei 50mila euro. Ove ciò accada può essere differita in due annualità, che possono anche diventare tre nel caso in cui la liquidazione INPS sia superiore ai 100mila euro.
TFR o TFS: quale la soluzione più favorevole?
Meglio il TFR o il TFS? Stabilirlo a priori, è complicato, in considerazione dei tanti fattori che agiscono su un singolo caso. Tra quelli realmente importanti occorre ricordare l’impossibilità di aderire a un fondo pensione per i dipendenti pubblici in regime di TFS, essendo obbligatorio il passaggio dal trattamento di fine servizio al TFR. Solitamente per i dipendenti pubblici conviene maggiormente il TFS, considerando l’importo ottenibile con la fuoriuscita dall’attività lavorativa. Occorre comunque tenere conto dei rendimenti dei fondi di categoria, i quali possono rendere più favorevole la conversione per chi abbia di fronte parecchi anni di lavoro. I lavoratori prossimi alla pensione dovrebbero al contrario preferire il TFS.