martedì, Ottobre 3, 2023
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Reato di insolvenza: esempi, pena, termine querela, procedibilità

Per reato di stato di insolvenza, si intende un’infrazione caratterizzata dalla non assoluzione di un obbligo, come un pagamento. La mancata compensazione del debito contratto è dovuta principalmente all’assenza dei mezzi necessari per versarla (reato di insolvenza fraudolenta).

Per farci un’idea più precisa dell’illecito di cui stiamo parlando, dobbiamo distinguere l’insolvenza dall’inadempimento. L’inadempimento sussiste nel momento in cui del totale domandato non è restituita neppure una parte; l’altro termine giuridico indica, invece, un’altra specifica situazione.

Difatti, insolvente lo è anche chi ha già parzialmente provveduto alla restituzione di una quota del capitale richiesto o chi può pagare tutti i suoi creditori, anche se non entro la data di scadenza proposta (insolvenza fraudolenta reato di mera condotta).

Sono considerati, inoltre, debitori insolventi anche tutti coloro che possono estinguere i loro obblighi, a condizione che sacrifichino gran parte dei loro averi.

L’insolvenza giuridica

Come già esposto in precedenza, lo stato di insolvenza è dato dall’impossibilità di assicurare in tempo il soddisfacimento del credito d’altri e non si sovrappone alla legge fallimentare.

Il reato è contraddistinto da tre momenti: dissimulazione del reato, ossia si nasconde il proprio stato; l’assunzione di un’obbligazione producente effetti giuridici e un inadempimento (reato di insolvenza fraudolenta giurisprudenza).

L’oggetto del reato è la mente della vittima su cui si agisce, alla vittima viene infatti promesso qualcosa che non si è in grado o che non si vuole garantire. Il delitto ha luogo però solo quando occorre anche l’inadempimento. Deve dunque esservi un dolo specifico, ossia la volontà particolare di non voler effettuare alcuna corresponsione.

Il misfatto è estinto nel momento in cui l’agente riesca ad assolvere al suo dovere prima dell’annunciazione della sua condanna irrevocabile. Il debito deve però essere ripagato interamente e può essere anche annullato da terzi (reato di insolvenza fraudolente).

Riguardo alla pena da scontare, sappiamo che le insolvenze sono punibili con la reclusione fino a due anni o con una multa di circa 516 euro (insolvenza fraudolenta reato di danno).

La sanzione segue la norma del primo comma dell’articolo 157 del Codice Penale, il reato si estingue qualora, come gli altri, cada in prescrizione, cioè sia decorso il tempo corrispondente al massimo della pena dalla enunciazione della querela.

L’imprenditore che dichiara di trovarsi in tali condizioni è fallito (fallimento stato). Lo stato di insolvenza va ben distinto dallo stato di crisi di un’azienda, nel corso del quale l’insolvenza è solo probabile.

Termini querela e procedibilità

Una questione molto diffusa circa questo illecito concerne l’individuazione dell’attimo da cui partono i tre mesi previsti, per la presentazione della denuncia. 

Su tal punto si è spesso discusso, si è anche sostenuto che il reato decorra non dal momento nel quale si verifica la non corresponsione dell’obbligazione. Il reato è tale dall’attimo in cui il creditore è certo che il contraente ha dissimulato il soddisfacimento dei pagamenti. (insolvenza fraudolenta reato di evento).

Abbiamo quindi delineato un quadro generale del reato di insolvenza. Bisogna, tuttavia, prestare attenzione a non confondere tale misfatto con la truffa.

La truffa si distingue dall’insolvenza perché la frode è realizzata mediante la creazione artificiale di condizioni non vere, mentre l’insolvenza prevede soltanto la dissimulazione di uno stato di cose non corrispondenti a realtà.

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