In principio ci fu Facebook. Tutto o quasi ha inizio con il social network per eccellenza. Nato quasi per gioco (o per scommessa) nel 2004, The Facebook, come veniva chiamato a quel tempo, gradualmente conquistava prima gli Stati Uniti d’America, poi l’intero Occidente, fino a diventare uno dei siti più scaricati e utilizzati nel mondo. Inizialmente, come per ogni altro genere di comunità e di sito, è un format circoscritto nell’ambito del campus di Harvard, per poi aprire in altri campus, fino a conquistare l’intero villaggio globale virtuale. Un sito che nella versione beta non è altro che un annuario in versione elettronica, da cui appunto il nome: facebook. Così il suo fondatore Mark Zuckerberg sfrutta le potenzialità dell’informatica per proporre agli utenti nuove funzionalità pensate per il networking e lo sviluppo delle reti di relazione.
Il fandom: pirati, creativi o persone senza una reale vita sociale?
Gli spazi online si sono da sempre dimostrati adatti a favorire le aggregazioni, basandosi su interessi comuni. Questo aspetto conta molto quando tali aspetti sono specifici o marginali. Pensiamo ad esempio alla comunità dei fandom di Star Trek, a quelli di Star Wars o per parlare di un tema più attuale della rivolta e ribellione dei fan di Tolkien contro la serie prodotta da Prime Video. La levata di scudi da parte di troll e fandom estremisti del Signore degli Anelli si è abbattuta come una tempesta perfetta, a proposito della valutazione dei primi due episodi della serie Amazon Gli Anelli del Potere, tanto da “costringere” Prime Video a bloccare temporaneamente i feedback, visto che le valutazioni erano tutte estremamente negative, fino ad arrivare a pensare che si trattasse un vero e proprio attacco di pirati informatici volto a demolire il ranking e la credibilità di una serie tv così costosa e di successo.
I benefici della rete per le comunità virtuali del fandom
Grazie a internet, infatti gli appassionati di particolari generi musicali, cinematografici, televisivi e letterari, possono incontrarsi e confrontarsi pur essendo fisicamente distanti e sparpagliati tra i quattro angoli del nostro pianeta. Con le nuove opportunità offerte dal web in versione 2.0, abbiamo assistito al consolidamento di tali pratiche, ma anche a uno sviluppo nuovo di una proficua e duratura collaborazione a distanza e in modalità remota. Si va oltre il semplice confronto, attraverso discussioni, recensioni dei propri prodotti mediali preferiti, per diventare vere e proprie pratiche di produzione di contenuti dal basso. Si parla appunto di fandom per indicare un pubblico specifico, il quale utilizza gli strumenti di comunicazione e di collaborazione online per tenersi in contatto, esistono in ogni comunità digitale soprattutto in quella dei gamer cioè dei giocatori di tutti i generi dai casinò online Svizzera Casino777 ai giochi della PlayStation, sono piccole tribù digitali con codici sociali specifici.
Grazie alla disponibilità dei nuovi strumenti di produzione dal basso come videocamere, fotocamere, piattaforme di scrittura collaborativa, software di elaborazione grafica e di montaggio video, si assiste alla nascita di culture partecipative dal basso, le quali producono attivamente contenuti derivati da quelli originali. Può trattarsi quindi di videogames, di musica, di video o di racconti ispirati a un determinato autore. Tale produzione culturale dal basso va quindi a modificare lo storico rapporto tra emittenti e pubblico, facendo nascere la figura ibrida del cosiddetto presumer. Il presumer è quindi un produttore che al contempo è anche un abituale consumatore di un prodotto culturale. A volte può capitare che un prodotto del genere salti la fila e il banco, fino a diventare un piccolo fenomeno o un vero e proprio cult.
Case study: Cinquanta sfumature di grigio
Prendiamo il caso prima letterario e poi cinematografico di Cinquanta sfumature di grigio, che era stato in origine sviluppato come fanfiction del ciclo di romanzi di Twilight per poi diventare un best seller famoso quanto o più dell’originale, con oltre 100 milioni di copie vendute nel mondo. Tuttavia è giusto affermare che casi come quello di Cinquanta sfumature sono piuttosto rari e non così frequenti, dato che abitualmente tali prodotti, pur riscuotendo un minimo di fama e di successo, restano confinati nell’underground degli appassionati. In assoluto quindi il lavoro del fandom è motivato dal piacere per l’attività stessa, dalla possibilità di entrare in contatto con altre persone dai gusti simili, dalla creazione di una reputazione, fino a sviluppare delle oggettive competenze tecniche, che diventano utili e spendibili sul mercato del lavoro odierno. Pensiamo quindi a tutti quei Youtuber e a chi gestisce con successo un canale su Twitch, che costruendo da zero una comunità di followers, sono arrivati a fare della loro passione e delle loro competenze una vera e propria attività lavorativa.