Un’attività imprenditoriale richiede finanziamenti specifici. Può essere finanziata tramite proprie disponibilità o per meglio dire tramite il capitale investito dai soci, o tramite terzi, grazie ad oculati investimenti richiesti agli istituti di credito o alle istituzioni pubbliche o private. Queste sono le principali fonti di finanziamento a cui ricorrere, ma quali sono i tipi di finanziamento?
Capire cosa sono i finanziamenti è fondamentale per il fabbisogno finanziario di un’impresa e destreggiarsi tra termini come “debiti di regolamento”, “finanziamento definizione”, “capitale di prestito”, “crediti di funzionamento e finanziamento”, “società di finanziamento”, “autofinanziamento aziendale” non è facile. Cerchiamo di approfondire meglio!
Le fonti di finanziamento: caratteristiche
Il finanziamento dei soci è una delle opzioni più utilizzate dalle società, soprattutto se si tratta di società e imprese di piccole dimensioni. La scelta delle forme di finanziamento deve essere determinata sulla base dell’analisi del fabbisogno di liquidità e sulla conoscenza effettiva del mercato su cui si andrà ad operare. Nello specifico caso delle realtà aziendali si possono individuare quattro categorie di fabbisogno del capitale di finanziamento e queste corrispondo proprio a quattro tipologie di finanziamento.
Nello specifico si tratta di:
- fabbisogno strutturale: costante nel tempo perché dipende dalla dimensione di un’impresa;
- fabbisogno corrente: costante nel tempo ma correlato al volume dell’attività di gestione;
- fabbisogno straordinario: serve per affrontare la necessità di capitale in base al momento specifico;
- fabbisogno occasionale: è quello che si richiede in occasione di accadimenti imprevedibili.
Finanziamenti aziendali: capitale di debito, capitale di credito e capitale di terzi
Per chiarire ancora meglio quanto detto finora bisogna precisare che le fonti di finanziamento che portano alle operazioni di finanziamento possono essere:
- interne: comprensive del capitale proprio e anche del capitale di rischio. Tra queste rientra anche l’utile ottenuto dalla gestione aziendale;
- esterne: comprensive del capitale di terzi e provenienti da finanziatori esterni come ad esempio le banche.
Il capitale proprio o capitale di rischio è così chiamato perché in caso di fallimento dell’impresa l’imprenditore perderà il capitale investito. Non ha una scadenza in quanto è vincolato all’impresa per tutta la sua durata. Il capitale di terzi, invece, ha una scadenza ben precisa e una remunerazione fissata fin dal principio, motivo per cui l’impresa è obbligata a pagare gli interessi indipendentemente dagli utili o dalle perdite subite.
Non tutti i finanziamenti posso essere rimborsati e bisogna fare attenzione non confondere tra prestiti e versamenti. I primi ad alcune condizioni danno diritto a un rimborso, i secondi permettono al socio che li ha effettuati a partecipare alla ripartizione dell’attivo una volta sciolta la società e soddisfatti i creditori sociali.
Capitale di terzi: tra debiti di finanziamento e funzionamento
Il capitale di terzi può essere suddiviso i debiti di finanziamento e funzionamento. I primi sono sono i debiti costituiti dai prestiti a medio o a lungo termine e dai debiti verso le banche, mentre i secondi sono debiti verso i fornitori o altri soggetti ma a breve termine.
Nello specifico i finanziamenti esterni possono essere divisi in:
- debiti breve termine: per periodi inferiori a un anno;
- debiti a medio termine: per periodi compresi tra uno e cinque anni;
- debiti a lungo termine: per periodi superiori a cinque anni.