Ci sono diversi modi attraverso cui i partiti politici possono ricevere fondi per finanziare le proprie attività. Tra questi è possibile creare raccolte fondi, oppure raccogliere le quote d’iscrizione ai partiti o ancora richiedere un finanziamento ai partiti. Cerchiamo di capire in breve come funziona il finanziamento pubblico ai partiti, che è anche la maggiore fonte di sostentamento dei partiti italiani.
Esiste ancora? Che iter legislativo ha seguito il nostro ordinamento per arrivare a regolare oggi i finanziamenti ai partiti politici?
Finanziamenti ai partiti: le varie riforme
Il finanziamento pubblico ai partiti fu introdotto già nel 1974 con la Legge Piccoli. Fu prevista una normativa che regolasse sia i finanziamenti a gruppi parlamentari che il finanziamento sull’attività elettorale, i cosiddetti rimborsi elettorali.
Nel 1993 ci fu poi un referendum finanziamento partiti che arrivò alla conclusione dell’abolizione finanziamento pubblico ai partiti senza però abolire i rimborsi ai partiti dell’attività elettorale. Per abolire ciò che era stato previsto dal referendum finanziamento ai partiti, nel 2012 il Governo ridusse i rimborsi per arrivare ad avere una disciplina unitaria.
Ma successivamente il Governo Letta abolì i finanziamenti pubblici ai partiti e il rimborso elettorale, prevedendo altri tipi di finanziamento ai partiti politici non di natura pubblica.
Finanziamento pubblico partiti dopo il governo Letta
Dopo la prima riforma del 2012 con il governo Monti, la legge 13 del 2014 abolì completamente sia il rimborso elettorale che il finanziamento partiti politici.
In questo modo furono garantiti i rimborsi referendum fino al 2016. Ma le uniche forme di finanziamento dei partiti previste attualmente ai partiti sono finanziamenti di tipo indiretto. Vediamo quali sono.
2×1000 ai partiti: finanziamento indiretto
Secondo la legge Letta, che abbiamo visto poc’anzi, i partiti hanno accesso ad un tipo di finanziamento 2×1000. Si tratta di una quota Irpef che i contribuenti decidono di destinare come finanziamento privato ai partiti al momento della dichiarazione dei redditi.
Ma non è l’unica tipologia di fondi indirizzati ai partiti politici. Esistono infatti le erogazioni liberali che non sono altro che donazioni private che non possono superare la cifra di 100mila euro.
Per fare queste donazioni nel corso degli anni sono anche sorte diverse associazioni e fondazioni con l’obiettivo di raccogliere soldi ai partiti e sostenere determinati partiti politici.
Situazione attuale dei finanziamenti partiti
La decisione di abolire il finanziamento pubblico dei partiti non è stata una scelta semplice. Ci sono voluti diversi anni prima che si arrivasse alla conclusione, nel nostro ordinamento, di abolire questo tipo di finanziamento e tagliare così la maggior parte dei fondi dei partiti.
Quindi, oggi il finanziamento pubblico per i partiti politici non esiste più, così come non esistono i rimborsi elettorali. Le uniche forme esistenti, come abbiamo visto, sono quelle indirette e i finanziamenti privati.
Dopo il referendum del ‘93, per giungere a questa decisione ci sono voluti diversi anni ed un iter legislativo complesso.
In generale, la situazione nel resto d’Europa prevede la possibilità per i partiti di ricorrere sia a forme di finanziamento pubblico che a forme di finanziamento privato. Ciò avviene soprattutto in Germania e Francia.