domenica, Dicembre 3, 2023
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Finanziamento ISIS, cos’è e come funziona

Le vicende che hanno segnato la storia recente dell’epoca attuale possiedono, in un modo o nell’altro, delle matrici comuni associabili, il più delle volte, a degli atti che mirano a danneggiare il prossimo senza se e senza ma. Attentati terroristici, blitz, raid e persino quei casi isolati che hanno sconvolto l’opinione pubblica si sono basati, soprattutto nell’ultimo decennio, su una matrice inequivocabile come quella dell’ISIS. Le attività destabilizzanti di questa organizzazione hanno una cronologia ben precisa e una metodologia di approvvigionamento che lascia letteralmente a bocca aperta. Pertanto, occorre fare il punto della situazione sul finanziamento ISIS individuandone i canali maggiormente redditizi.

ISIS, tra terrorismo e trasformazioni per il bene del Califfato

I primi vagiti dell’ISIS risalgono al 2013. Operante in Siria e in Iraq, questa organizzazione ha detenuto il monopolio militare di una larga fetta di territorio tra i due predetti stati fino al 2017. La mente dietro questa iniziativa fu quella di Abu Bakr al-Baghdadi, il quale riprese il modus operandi di Al Qaida per ampliare una vision incentrata sull’affermazione, a tutto spiano, dei diritti dei musulmani. Dopo anni di collaborazione, nel 2014 l’ISIS si distanziò da Al Qaida, conscia ormai del fatto di avere una potenza di fuoco e una ramificazione transfrontaliera estremamente incisiva.

Gli attentati che contraddistinguono l’operato dell’ISIS (che oggi si fa chiamare SIC per rispettare un ideale di Califfato trascendentale) hanno segnato negativamente l’immaginario collettivo delle ultime generazioni. Soprattutto nel 2015, quando la mortifera incursione nella redazione del popolare magazine francese Charlie Hebdo fece il paio con una strage perpetrata nel Bataclan, rinomato complesso teatrale di Parigi. A ciò, poi, si aggiungono detonazioni, esplosioni, sparatorie e incursioni suicida in grado di colpire ogni angolo del globo tra il 2016 e il 2020 – con una particolare predilezione per l’Europa, per il Nord Africa e, ovviamente, per il Medio Oriente.

Le entrate che sorreggono il finanziamento ISIS

Alla luce di quanto successe nel 2015, il Parlamento Europeo effettuò alcune interrogazioni parlamentari per i finanziatori ISIS e tutti quei finanziamenti ISIS che sostengono delle offensive tanto drammatiche quanto devastanti. Ebbene, i profitti derivanti dal petrolio estratto da determinate zone controllate è il principale canale per il finanziamento terrorismo. Stando ad alcune stime approssimative, le cifre accumulate quotidianamente in tal senso possono arrivare sino alla soglia dei 3 milioni di dollari. Importazione interna e contrabbando illegale alimentano una filiera dove il ruolo di raffinerie e hub strategici è fondamentale.

I soldi incamerati vengono poi distribuiti su conti correnti esteri intestati a dei prestanome scelti per l’occasione. Inoltre, adottando delle tecnologie all’avanguardia, i diretti interessati riescono ad occultare i propri movimenti arginando qualsivoglia forma di controllo. Un altro canale a dir poco redditizio per l’ISIS è la platea dei social. Sfruttando piattaforme per il fundraising, quest’ultime vengono condivise attraverso siti e piattaforma di interazione digitale per accaparrare più introiti possibili. Tuttavia, una delle ultime rivoluzioni sul fronte del finanziamento ISIS risiede nel bitcoin. Impiegando l’ormai rodata tecnologia blockchain, i fruitori di turno pianificano delle transazioni mirate per acquisire un gran quantitativo di denaro. Stesso dicasi per il phishing, il quale penetra nei dati bancario del prossimo per sottrargli qualunque cifra.

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